BRUXELLES: DOMENICA IN EUROPA
Germania, alleanza tra ebrei e islamici contro sentenza sulla circoncisione
Germania, alleanza tra ebrei e islamici contro sentenza sulla circoncisione
Un’alleanza confessionale contro la recente sentenza che in Germania ha paragonato la circoncisione rituale imposta a bambini e neonati ad una “aggressione”. Il pronunciamento, dopo il caso di un medico islamico che aveva operato male un bambino, per il quale era stata necessario un intervento in ospedale. Mentre l’associazione dei medici tedeschi ha sconsigliato ai dottori di praticare la circoncisione ove non necessaria, migliaia di bambini di famiglie musulmane ed ebraiche continuano a subirla.
Un cartello di varie associazioni religiose, ebraiche ed islamiche a livello internazionale, è quindi sceso in campo contro la decisione del tribunale di Colonia. Perché la ritengono un “affronto” ai “nostri diritti religiosi e umani di base”. E si sono appellate alle istituzioni politiche per difendere queste pratiche con la motivazione che si tratta di tradizioni di matrice religiosa.
Anche il governo è imbarazzato dalla questione, tanto che il cancelliere Angela Merkel ha detto: “Non voglio che la Germania sia l’unico paese al mondo dove gli ebrei non possono praticare i loro rituali, altrimenti diventeremmo un zimbello”. Non sono mancati da parte di esponenti religiosi, soprattutto rabbini, paragoni insistenti con il nazismo.
Tra le reazioni da parte laica, da segnalare le perplessità espresse dal dottor Antony Lempert del Secular Medical Forum britannico ”Siamo scioccati che i gruppi religiosi neghino il danno fisico” della circoncisione, ha scritto in una nota, “e per le affermazioni distorte e in malafede fatte da coloro che si oppongono alle decisione della corte, che erroneamente suggeriscono che sia segno di antisemitismo”. Si tratta, aggiunge, di un vero e proprio “ricatto emozionale”. Anche stavolta sulla pelle di chi, come i bambini, non ha voce in capitolo e deve subire certe ‘marchiature’ religiose.
Proposta del governo per accorpare feste civili e religiose
Fa discutere la proposta lanciata dal sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, di accorpare le festività per aumentare i giorni di lavoro. L’intenzione sarebbe quella di dare slancio all’economia. Il consiglio dei ministri guidato da Mario Monti dovrebbe discuterne proprio venerdì, come richiesto dal sottosegretario Antonio Catricalà. La proposta potrebbe tagliare in maniera indifferente non solo le feste religiose, come quelle dei santi patroni, ma anche quelle civili come il 25 Aprile, il 2 giugno o il Primo Maggio.
Critiche arrivano da alcune forze politiche, ma soprattutto da sindacati come Cgil e Cisl. Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil e responsabile per il turismo nel sindacato, esprime ad esempio perplessità per il taglio di “festività laiche e religiose che verrebbero accorpate diluendo così il valore sociale, culturale e storico per il Paese”. L’Anpi è preoccupata per l’eventuale cancellazione di feste come quella della Liberazione che “rappresentano il nostro passato migliore, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica” e quindi “non vanno toccate”.
Già in passato il governo Monti aveva ventilato l’idea di spostare a domenica le feste patronali, ma anche su pressione di varie diocesi desistito. Ora la Chiesa torna nel dibattito. Diverse feste prettamente cattoliche sono infatti blindate proprio dai Patti Laternanensi. Come fa notare Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e già esponente della comunità cattolica di Sant’Egidio.
Intervista oggi da La Stampa, pur negando di tirare in ballo la religione, Riccardi fa riferimento alla “tenuta sociale del paese, rispetto alla quale queste feste, con il loro potere educativo, con il senso di comunità e di appartenenza che alimentano, possono contribuire”. E “alcune, le più importanti”, sono appunto “sancite dai patti lateranensi”: sarebbe quindi necessaria una “trattativa” con il Vaticano, come accaduto in Portogallo.
Come già fatto in passato, l’Uaar difende le feste laiche, le uniche ad avere un carattere davvero inclusivo e rappresentativo per i cittadini a prescindere dal credo, rispetto a giorni in cui si celebra ad esempio qualche dogma cattolico del quale magari una buona parte di coloro che si proclamano cattolici sono del tutto ignari. Se proprio è necessario fare dei sacrifici in un momento di crisi, sarebbe più opportuno quindi spostare le feste religiose. Sarebbe una buona prova di laicità da parte di un Parlamento che spesso ha dimostrato di essere troppo accondiscendente verso le richieste da Oltretevere.
Norvegia: proposta per bandire la circoncisione
In Norvegia il Senterpartiet – formazione politica centrista – ha avanzato la proposta per vietare la circoncisione sui bambini. Perché, afferma il portavoce Jenny Klinge, tale pratica è “obsoleta” e “dannosa”, lede i diritti dei minori. Già è vietata nel Paese la circoncisione femminile: “ora è tempo che anche i maschi ottengano la stessa tutela legale”, aggiunge Klinge.
Il partito appoggia la coalizione rosso-verde al governo, ma ha contestato la decisione governativa di consultare esperti per valutare la possibilità di far rientrare la circoncisione nelle pratiche garantite dal sistema sanitario nazionale al di fuori delle necessità mediche.
Ancora una volta le formazioni di centro-sinistra si distinguono per la tendenza a garantire in nome del multiculturalismo spazi legali a pratiche di stampo comunitarista e religioso, che sono delle imposizioni nei confronti degli individui. Un approccio rivelatosi fallimentare in altri contesti, come la Gran Bretagna.
Intanto lo scorso 14 giugno il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza assoluta una risoluzione che chiede la fine delle mutilazioni genitali femminili. Plaude Amnesty International, che aveva lanciato la campagna in Europa END FGM.
FONTE UAAR