Jesse Ventura – Ipotesi di complotto – HAARP
HAARP, o l’alta frequenza di Active Auroral Research Program, è stato sviluppato da società petrolifere internazionali, un modo ad alta potenza per comunicare con i sottomarini che utilizzano frequenza estremamente bassa (ELF), le onde radio per penetrare l’oceano. Quando l’esercito statunitense si rese conto della sua potenza, ha comprato HAARP.
Ora, alcuni esperti dicono, ha anche un scopo più nefando: penetrare crani umani e controllare le menti delle sue vittime.
HAARP è ospitato in un massiccio di 35 ettari, 180 torri complessive in Gakona, AK. Le antenne possono sparare 3.6 milioni di watt di onde di radio potenti nella parte più alta dell’atmosfera della Terra, riscaldandola e creando irregolarità che provocano la ionosfera per far rimbalzare i segnali radio di nuovo alla terra. Ma molti abitanti dell’Alaska scettici credono che HAARP è in realtà un sofisticato sistema di armi che possono distruggere i missili in arrivo, manipolare il tempo e anche il controllo cervelli umani. http://www.naturalnews.tv/v.asp?v=E3CADA3AE2B04FB92F27BB09C8AE19FB
24/2/2011 – Wikileaks continua a smuovere il mondo politico, facendo luce su cospirazioni, corruzione e insabbiamenti. L’ultimo gruppo di informazioni diplomatici rilasciati da Wikileaks svela ciò che non può che essere caratterizzata come una cospirazione guidata dagli Usa per imporre gli OGM sui paesi europei, facendo in modo che quei paesi paghino un prezzo alto se resistono…
Learn more: food supply news and articleshttp://www.naturalnews.com/food_supply.html#ixzz1JQqRju2F
Diventano planetarie anche la malattia e la salute
Con l’aumento dell’interconnessione umana si è fatta più complessa e interdipendente la governance dei sistemi sanitari
La crescita dell’interconnessione umana su scala planetaria ha prodotto negli ultimi decenni un’accelerazione fenomenale del processo di globalizzazione, con conseguenze straordinariamente rilevanti anche per la salute umana.
http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=6088
Clima e salute: se n’è parlato ad Arezzo
Un workshop nazionale con tecnici ed amministratori locali per discutere il ruolo delle città davanti ai cambiamenti climatici e al loro impatto sulla salute umana. Ogni anno si perdono 5 milioni di anni di vita per il riscaldamento globale, mentre la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura
di Ovidio Diamanti
venerdì 10 settembre 2010 22:54
I cambiamenti del clima hanno effetti dannosi sulla salute umana. Questo è il dato di fatto, al di là di coloro che ancora oggi negano che il clima stia cambiando. Se n’è parlato nel workshop di Arezzo dedicato al ruolo delle città e dei territori davanti ai mutamenti climatici e al loro impatto sulla salute.
Al convegno nazionale c’erano amministratori e tecnici, medici ed esperti: a organizzarlo e promuoverlo il Comune di Arezzo, la Rete italiana Città Sane, Coordinamento Agende 21 locali, Coalizione in Marcia per il Clima, Centro Francesco Redi, Associazione Medici per l’Ambiente. Numerose le associazioni o istituzioni che hanno aderito all’iniziativa: dalla Fiab alla Regione Toscana, dal Ministero della salute alla Provincia di Arezzo.
L’Organizzazione Mondiale della sanità ha stimato che ogni anno si perdono 5 milioni di anni di vita a causa del riscaldamento globale. E la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura. Le malattie legate al cambiamento climatico sono riconducibili a quelle da inquinamento atmosferico, da diffusione microbica, da stress idrico e da ondate di calore. Inquinanti presenti nell’aria come gli ossidi di azoto e le polveri sottili e ultrafini possono provocare malattie a livello polmonare (tumori), cardiocircolatorie (infarto), cerebrali (ictus). Le temperature elevate favoriscono invece la diffusione di microrganismi trasportati da insetti o da acque contaminate, diffondendo malattie di solito trasmissibili non per contatto umano ma indirettamente tramite insetti o acque.
Tutti gli interventi hanno riconosciuto l’impegno delle amministrazioni locali, negli ultimi anni, per frenare i cambiamenti climatici. Ma è ancora poco. I progressi ci sono stati, soprattutto sulle energie rinnovabili. Le previsioni per il futuro, però, non sono rosee: incremento della febbre del pianeta, ondate di calore, piogge e malattie.
Tanja Wolf è dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: qui ad Arezzo ha illustrato gli effetti indiretti del mutamento climatico sulla salute umana: allergie, malattie infettive e cardiovascolari. A provocare il cambio di clima è prevalentemente l’uomo. Lo dimostrano alcuni grafici che parlano chiaro: l’attività umana fa aumentare le emissioni di gas climalteranti molto più di quanto faccia la normale attività naturale.
Ma allora che fare davanti a questo? Per l’esperta dell’Oms è essenziale continuare sulla strada del monitoraggio delle malattie e della presa di coscienza dai cittadini. Soprattutto occorre puntare su azioni nella sanità pubblica che siano concertate con quelle ambientali. Per esempio buone pratiche e fonti rinnovabili nelle strutture sanitarie e ospedaliere. Due obiettivi che fanno parte del pacchetto di proposte approvato dal coordinamento degli enti locali durante il wokshop di Parma di qualche mese fa.
Carlo Cacciamani, direttore del servizio idro -meteorologico dell’Arpa Emilia Romagna, ha illustrato l’impennata degli aumenti delle temperature negli anni recenti. Il 2009 è stato il secondo anno più caldo in assoluto. Alla febbre della terra si accompagna la grande variabilità della caduta delle piogge. E le previsioni per il futuro non sono delle migliori: tra meno di cinquant’anni ci aspettano ondate di calore più frequenti e piogge che colpiranno più l’Europa del nord rispetto a quella del sud.
Gli enti locali sono impegnati in prima persona nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, come dimostrano i casi di buone pratiche illustrati nel corso del convegno. “Senza l’azione degli enti locali a livello territoriale l’Italia non potrebbe dire di avere una politica contro il cambiamento climatico e di agire concretamente per trovare nuove soluzioni”. E’ tassativo Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento nazionale di Agenda 21 in Italia, intervenuto al convegno di Arezzo. “Gli enti locali – riprende Burgin – i primi a dover rispondere quotidianamente alle problematiche che il cambiamento climatico presenta, in Italia sono lasciati soli. Non c’è una strategia nazionale che preveda un coordinamento delle azioni portate avanti a livello locale né tanto meno una regia”.
Anche il mondo non istituzionalizzato è coinvolto in questa sfida a fermare i cambi del clima e le emissioni di gas serra. Maria Maranò, della coalizione “In Marcia per il Clima”, ha messo in mostra proprio il coinvolgimento del mondo associativo e ha parlato di “rivoluzione dal basso” in corso in Italia. Negli ultimi anni sono aumentati i movimenti popolari contro l’energia a carbone e c’è stato il più grande sviluppo di rinnovabili nel campo energetico con migliaia di comuni che investono in fotovoltaico e pannelli solari.
http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=103551
I cambiamenti climatici alla Giornata mondiale della salute
Si è celebrata il 7 aprile, promossa dall’Onu, la Giornata Mondiale della salute incentrando il dibattito sul rapporto tra cambiamenti climatici e salute
“Proteggere la salute davanti ai cambiamenti climatici“, è questo il tema della Giornata Mondiale della salute 2008. “E’ giunto il momento – si legge nel messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon – di dare voce a questa realtà troppo spesso trascurata, assicurandoci che la protezione e la salvaguardia della salute umana siano inserite tra le tematiche centrali del cambiamento climatico”
Un modo autorevole finalmente di prendere in considerazione il rapporto stretto che c’è tra la salute e il clima, troppo spesso messo da parte rispetto a scelte politiche e culturali che hanno fatto si che le cause di malattie tumorali e respiratorie non vengano mai cercate nell’ambiente in cui si vive.
‘Il cambiamento climatico mette a rischio la nostra salute – afferma il direttore regionale dell’Oms Europa – e se le tendenze odierne continueranno saranno le generazioni future a subirne le conseguenze. Attraverso sistemi sanitari piu’ forti, la comunità globale sarà meglio preparata ad affrontare le sfide che il cambiamento climatico pone alla salute”.
Le emissioni di gas serra stanno causando un aumento della temperatura, provocando molteplici, gravi conseguenze tra cui una sempre più preoccupante intensità delle ondate di calore, una diminuzione della produttività agricola ed una maggiore frequenza delle inondazioni. A questi effetti si deve poi aggiungere un possibile deterioramento delle condizioni di salute per milioni di persone.
La temperatura media della superficie terrestre è aumentata negli ultimi 100 anni, a livello globale, di circa 0,74°C. In Europa, tra la fine del 20.mo secolo e la fine del 21.mo, si prevede un incremento che varia, a seconda dello scenario, dai 2,3 ai 6°C. In questo quadro aumentano i rischi di patologie cardiovascolari, renali, metaboliche e soprattutto respiratorie. Su quest’ultime ci sono, in particolare, tre fattori che preoccupano: il cambiamento climatico può aggravare la qualità dell’aria all’interno delle città. Le ondate di calore causano morti, abbastanza frequentemente a causa di problemi respiratori. C’è poi anche il discorso dell’anticipazione della stagione dei pollini nell’emisfero nord.
Per rispondere ai cambiamenti climatici è necessaria una collaborazione tra governi, imprese ed organizzazioni non governative per fronteggiare i problemi sanitari legati ad eventi meteorologici. Una sinergia, auspicata da tutti, ma assolutamente carente. La malnutrizione e le malattie legate al clima colpiranno soprattutto i più deboli: bambini, anziani e malati. Le aree più colpite saranno quelle più disagiate: “Entro il 2020 – si legge infine nel messaggio del segretario generale dell’ONU – quasi 250 milioni di africani dovranno far fronte ad una maggiore scarsità di acqua che comporterà una conseguente diminuzione dei raccolti”.
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Il cambiamento climatico favorisce in Europa le malattie infettive trasmesse da vettori
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In futuro i focolai di malattie infettive trasmesse da vettori diventeranno probabilmente più frequenti, afferma l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control). Secondo una valutazione promossa dall’ECDC, la globalizzazione e i cambiamenti climatici e ambientali, sotto forma di temperature e umidità più elevate, favoriscono il diffondersi di vettori o ospiti intermedi e, in ultima analisi, delle infezioni stesse.
In epidemiologia il termine ‘vettore’ indica organismi che non causano direttamente la malattia ma la trasmettono da un ospite all’altro. Il vettore e l’ospite intermedio non si ammalano, e l’infezione colpisce solo l’ultimo ospite.
Tra le malattie infettive trasmesse da vettori si annoverano la febbre emorragica dengue, il virus della Valle del Nilo, la febbre Chikungunya, la nefropatia epidemica e l’encefalite da zecche (TBE), che si trasmettono all’ospite umano grazie a zanzare, pappataci, zecche e roditori.
‘I cambiamenti climatici e ambientali preannunciati dagli esperti modificheranno in Europa il rischio d’infezioni trasmesse da vettori’, afferma il dottor Zsuzsanna Jakab, direttore dell’ECDC.
‘Assisteremo molto probabilmente al diffondersi di malattie infettive, ad esempio l’encefalite da zecche o la febbre Chikungunya, in aree in cui non erano mai state presenti prima’.
‘Non si tratta solo di fattori ambientali’, aggiunge il dottor Jakab. ‘Anche la globalizzazione, e il più elevato numero di viaggi e traffici commerciali che comporta, sta accelerando la velocità alla quale i focolai possono diffondersi in nuove aree’.
L’accresciuto rischio è ben illustrato dalla diffusione nell’estate 2007 della febbre Chikungunya nella zona di Ravenna, sulla costa nord occidentale italiana: quasi 250 persone furono infettate quando un viaggiatore che, di ritorno dall’India, trasportava il virus Chikungunya venne punto da una zanzara tigre asiatica (Aedes Albopictus).
La zanzara tigre – che si è diffusa in vaste aree dell’Asia, Africa e America, e negli ultimi decenni anche in Europa – è nota come vettore della febbre Chikungunya. Anche se di solito non è letale, il virus Chikungunya provoca febbre alta, numerosi malesseri, dolori muscolari e cefalea, e in alcuni pazienti può causare serie complicazioni e malesseri cronici.
Umidità e temperature più elevate agevolano la diffusione di vettori come le zanzare, ma si è scoperto che la zanzara tigre asiatica è stata introdotta in Europa dall’industria dei pneumatici usati, che costituiscono un buon terreno di coltura di questi insetti.
Un’altra epidemia in rapida crescita negli ultimi anni è la TBE, un virus che infetta il sistema nervoso centrale e viene diffuso dalle zecche. Il numero di focolai in alcune aree europee in cui è endemica è aumentato di circa il 400% negli ultimi 30 anni, rendendo la TBE una importante sfida alla sanità pubblica.
Il dottor Jakab riassume: ‘Dobbiamo capire meglio come questi cambiamenti modificheranno il rischio di malattie infettive trasmesse da vettori, in modo da poter arrivare a una sorveglianza e a un controllo più mirati e migliorare il livello di preparazione nei paesi europei’
VACCINAZIONE PER RIDURRE LA POPOLAZIONE: