LEGGE DOMENICALE IN ITALIA
Approvata Legge Domenicale in Italia
Commercio, chiusura festiva per... legge
La proposta di legge prevede la chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali (non dei pubblici esercizi) in queste giornate: Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, Lunedì dell’Angelo (Pasquetta), 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 1° novembre (tutti i Santi), 8 dicembre (Immacolata Concezione), Natale e Santo Stefano. A discrezione dei Comuni, sei di queste dodici festività potranno essere sostituite da una domenica nel corso dell’anno.
«Tra gli obiettivi della legge – spiega il deputato del Movimento 5 Stelle, Michele Dell’Orco, primo firmatario della proposta – c’è anche quello di dare un maggior potere decisionale agli enti locali, Regioni e Comuni, che potranno decidere i giorni di chiusura sulla base delle esigenze dei territori. Questa è infatti una battaglia che non riguarda soltanto il settore commerciale ma la qualità della vita della gente».
Per stendere il testo della legge, la Commissione Attività produttive di Montecitorio ha svolto numerose audizioni, convocando anche esperti del Cnel e dell’Istat per avere un quadro quantitativo della situazione del commercio in Italia. Secondo questi centri di ricerca, dal 2011 ad oggi i consumi delle famiglie italiane sono calati di circa 50 miliardi di euro.
«Difficile dire se la contrazione riguardi la domenica o gli altri giorni – commenta il relatore Senaldi –. Di certo, comunque, le aperture festive non hanno fatto aumentare le vendite. Credo che la nostra proposta sia un buon punto di equilibrio tra chi non vorrebbe le aperture domenicali, come alcune organizzazioni dei lavoratori della grande distribuzione e chi, di contro, ne vorrebbe ancora di più».
Per Senaldi la proposta di legge ha anche un «grande valore simbolico» perché prevede di tenere le saracinesche abbassate in «giornate che sono nella storia del nostro Paese» e durante le quali «gli italiani hanno la possibilità di riscoprirsi comunità». Un dato che forse non si può misurare ma che non è meno importante delle variazioni del Pil.
Proprio per ribadire il valore dei piccoli negozi di vicinato, la cui esistenza è minacciata dall’espandersi della grande distribuzione, la proposta di legge prevede un apposito fondo, ancora in via di definizione, per le piccole e medie imprese del commercio.
«Per quanto riguarda la tempistica – conclude Senaldi – credo che la legge, dopo la discussione in Commissione, possa approdare in aula prima della chiusura estiva e passare subito al Senato. Mi auguro che l’approvazione definitiva arrivi entro fine anno, prima della sessione di bilancio, che farebbe nuovamente slittare tutto in avanti di parecchi mesi».
E anche il Forum delle famiglie esprime soddisfazione per la proposta di legge, che “raccoglie il progetto di legge di iniziativa popolare, promosso da Confesercenti con il sostegno della Cei e l’impegno di associazioni e famiglie del Forum, con la campagna “Liberate la domenica” che ha raccolto molto più delle 50mila firme necessarie, a testimonianza di quanto il tema sia sentite”. http://www.avvenire.it/Economia/Pagine/commercio-legge-con-meno-aperture-domenicali.aspx
Approvato ordine del giorno sul riposo domenicale
22 Marzo 2012 –
Lecce – La Camera dei Deputati ha approvato l’ordine del giorno (primo firmatario Alfredo Mantovano) sul riposo domenicale, presentato da un gruppo di deputati appartenenti a differenti gruppi politici, con 261 voti a favore, 41 contrari e 161 astenuti (Pd).
Con il suddetto ordine del giorno il governo si impegna in primis a garantire il riposo domenicale, fatte salve le deroghe costituite dai servizi pubblici essenziali, dalle attività di ristorazione e di intrattenimento, da quelle che vengono svolte in località turistiche; a prevedere la volontarietà del lavoro domenicale ed, in ultimo, a non far derivare effetti pregiudizievoli per il lavoratore che scelga di non prestare la sua opera di domenica.
Mantovano ha sottolineato, nella dichiarazione di voto, il profilo della dignità del lavoro e la dimensione di umanità del rispetto della domenica.
Per la domenica dedicata al riposo
Lunedì 22 luglio 2013 a Roma l’USB sarà di nuovo in piazza di Monte Citorio per il diritto dei lavoratori del commercio alle giornate di riposo domenicale e festivo. L’Unione Sindacale di Base chiama a raccolta tutti i movimenti spontanei che si stanno battendo per la riconquista di questo sacrosanto diritto, scippato ad oltre 2 milioni di lavoratori.
Il decreto del governo Monti, noto come “salva Italia”, sta producendo i suoi effetti nefasti ed evidenziando tutte le sue contraddizioni. La crisi del commercio non ha infatti nessun collegamento con la liberalizzazione delle aperture e degli orari, ma nasce dalla mancanza di reddito diretto ed indiretto. Migliaia di imprese, piccole e grandi, chiudono perché non reggono la concorrenza; le nuove assunzioni nella grande distribuzione sono rimaste lettera morta e si sono tradotte in aumento di carichi per i già precarizzati lavoratori dei centri commerciali.
Il 3 luglio scorso, durante la discussione parlamentare delle proposte di legge per regolamentare le aperture domenicali, l’USB ha manifestato al fianco dei lavoratori del commercio contro il saccheggio di diritti e dignità. Il presidio ha poi ottenuto un incontro con una delegazione di parlamentari M5S, estensori di una delle proposte di legge che riscontra numerosi punti di contatto con le rivendicazioni dei lavoratori del settore.
I lavoratori del commercio, insieme all’USB, continueranno la campagna contro la deregolamentazione degli orari di apertura, per riprendersi le proprie vite di lavoratori e di cittadini, per tornare a trascorrere le domeniche e le feste favorendo la famiglia, la socialità, il riposo, la riflessione, la cultura, lo sport.
http://www.lazionauta.it/per-la-domenica-dedicata-al-riposo/
LAVORO DOMENICALE NEL COMMERCIO, APPROVATO IMPORTANTE ATTO DI INDIRIZZO ALLA CAMERA
Modena, 23 marzo 2012
Su proposta di 18 deputati, tra cui l’On. Alfredo Mantovano (PdL, primo firmatario) e l’On. Gero Grassi (PD), la Camera ha approvato ieri un rilevante Atto di indirizzo sul lavoro domenicale nel commercio e altri settori. Il Governo viene impegnato in sede di applicazione delle norme del Decreto liberalizzazioni a garantire il riposo domenicale dei lavoratori fatte salve le deroghe nei servizi pubblici essenziali, nelle attività di ristorazione e intrattenimento e in quelle svolte ad alta concentrazione turistica.
Il Governo è stato impegnato inoltre a garantire che la prestazione di lavoro domenicale avvenga su base volontaria e che nessun danno deve subire il lavoratore che scelga di non lavorare la domenica.
Importante è senz’altro che sull’Atto di indirizzo si sia registrato anche il parere positivo del Governo.
Nonostante l’indiscutibile valore del documento approvato si è registrato il voto contrario dell’IdV e l’astensione del PD.
Ora sarà necessario trasformare l’Atto d’indirizzo in Legge dello Stato, ed è auspicabile che tutte le forze politiche riflettano sulla materia al di là degli approcci ideologici che fino ad ora hanno prevalso. Così come è importante che riparta il dialogo e il confronto in sede locale sugli orari del commercio e le aperture domenicali.
La Filcams/Cgil di Modena stamattina ha ringraziato gli On. Mantovano e Grasso, anche a nome dei lavoratori del commercio modenese, invitando i Deputati a proseguire nella loro iniziativa.
Liberalizzazioni, il decreto adesso è legge
No al lavoro domenicale, sì al salva-banche
Il decreto liberalizzazioni è legge e il presidente del Consiglio Mario Monti esprime «via soddisfazione», perché sono state «eliminate le rendite di posizione», anche se i numeri per il governo sono in evidente calo: solo 365 i voti favorevoli, per effetto soprattutto delle molte assenze. Fisiologici invece i 61 contrari e i 6 astenuti. C’è «la consapevolezza – dice il premier, presente anche ieri in aula, dopo aver personalmente seguito la trattativa sul lavoro – di aver raggiunto un traguardo importante nel difficile percorso verso la crescita economica del Paese». Passano quindi le nuove norme su professioni, taxi, farmacie, mutui, banche, assicurazioni, energia e trasporti, citando solo per titoli. La nota di Palazzo Chigi rivendica che «l’opposizione prevista dei titolari di rendite di posizione non più giustificabili né salvaguardabili» è stata vinta «nel quadro di soluzioni condivise».
Prima del voto finale, fra i numerosi gli ordini del giorno posti in votazione c’era stato il via libera anche a quello presentato da Alfredo Mantovano, del Pdl (con adesioni bipartisan) sul lavoro domenicale. La proposta, passata col parere favorevole del governo, era volta a garantire il riposo festivo, fatte salve le deroghe dei servizi pubblici essenziali, delle attività di ristorazione e di intrattenimento, di quelle svolte in località ad alta presenza turistica. Viene inoltre prevista la volontarietà del lavoro domenicale, in modo da non far derivare effetti pregiudizievoli per il lavoratore che scelga di non prestare la sua opera di domenica. L’ordine del giorno ricorda come «il riposo settimanale costituisca da sempre un aspetto rilevante del rispetto della dignità umana; al di là del riferimento religioso, la tendenziale coincidenza fra il giorno di riposo e la domenica è un dato stabile della nostra tradizione e della nostra cultura. Come hanno ricordato, in modo laico, le principali organizzazioni sindacali italiane». Nella dichiarazione di voto, al di là della plurimillenaria tradizione religiosa, Mantovano ha richiamato il profilo della dignità del lavoro e la dimensione di umanità del rispetto della domenica. Brevissimo il dibattito che ha registrato il solo intervento, a sostegno della proposta, per l’Udc, di Luisa Capitanio Santolini, anche se poi obiezioni e freddezze di alcuni settori si sono comunque palesate nei numeri, con 41 voti contrari (in massima parte di Idv e Radicali, solo 6 del Pdl), e soprattutto 161 astenuti (in larga prevalenza del Pd, solo 8 del Pdl fra cui però spicca Giulio Tremonti); 261 i voti favorevoli.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla mancanza di copertura ad alcune misure del provvedimento, su cui era intervenuto anche Gianfranco Fini, il governo ha provato a rassicurare le forze politiche: «Le coperture ci sono», ha sostenuto il ministro per i Rapporti col parlamento Piero Giarda in aula: il governo si «è basato sui pareri non ostativi delle commissioni». Ma per Idv e Lega il decreto è «incostituzionale» oltre che «inutile». Resta da risolvere la questione legata alla norma cosiddetta “salva-banche” che azzera le commissioni per i conti aperti a pensionati sotto i 1.500 euro, che aveva scatenato la protesta dell’Abi. Il governo ha accolto l’ordine del giorno della maggioranza (contraria solo Fli) che chiede un provvedimento in tempi brevi per reintrodurre le commissioni bancarie. Ma c’è il problema della contestualità a prevenire il rischio di incertezze e conseguenti ricorsi. È probabile l’ipotesi di un decreto legge, che venga pubblicato contestualmente al provvedimento sulle liberalizzazioni evitando così agli istituti di credito il “vulnus” di ricorsi già annunciati dalle associazioni dei consumatori, tutte sul piede di guerra.
Da segnalare, fra gli ordini del giorno, l’insoddisfazione di Paola Binetti, dell’Udc, per l’accoglimento con la formula meno impegnativa della “raccomandazione” della proposta volta ottenere un trattamento meno penalizzante nella tariffazione delle bollette per le famiglie numerose e quelle con al loro interno portatori di handicap. Non è stata accolta, invece, la proposta che era stata avanzata da Luisa Capitanio Santolini volta a un ulteriore, e definitivo, chiarimento sull’esenzione dall’Imu per le scuole paritarie. Fonte
3 luglio 2013 17:52
Stop al lavoro di domenica e festivi, lavoratori e sindacati uniti in piazza
(Meridiananotizie) Roma, 3 luglio 2013 – In concomitanza della discussione nelle aule parlamentari delle proposte di legge per regolamentare le aperture domenicali dei negozi, il sindacato Usb è sceso in piazza al Pantheon al fianco dei lavoratori del commercio. Obiettivo del presidio “dire no al saccheggio di diritti e dignità che hanno subito i lavoratori del settore e per portare la voce di chi si è visto togliere anche il diritto ai giorni di festa”, come ha sottolineato Francesco Iacopone, Esecutivo Nazionale Lavoro Privato. Il decreto del governo Monti, noto come “salva Italia”, sta producendo i suoi effetti nefasti ed evidenziando le sue contraddizioni, ha dichiarato Guido Lutrario, Usb Roma.
La crisi del commercio non ha nessun collegamento con le aperture e la liberalizzazione degli orari ma nasce dalla mancanza di reddito diretto e indiretto dei consumatori. Le mirabolanti promesse di crescita occupazionale all’indomani del decreto Monti si stanno traducendo oggi in chiusure di migliaia di imprese piccole e grandi, che non reggono la concorrenza, e le nuove assunzioni nella grande distribuzione organizzata sono rimaste lettera morta e si sono tradotte in aumento di carichi di lavoro degli occupati e già precarizzati lavoratori dei centri commerciali. Presenti al sit-in i lavoratori del commercio.