Come circa 500.000 tedeschi vennero “democraticamente” sterminati in una notte
I mentitori professionali che agiscono per conto dell’Industria dell’Olocausto e della storiografia ufficiale della Repubblica Federale di Germania, hanno ridotto senza vergogna il tasso di mortalità dell’olocausto di Dresda di diverse centinaia di migliaia. D’altro lato, nessuno contesta il fatto che più di 12.000 edifici nel centro della città vennero ridotti in polvere durante l’infernale tempesta di fuoco. Considerando che, oltre ai 600.000 abitanti di Dresda, altre 600.000 persone (profughi provenienti da Breslau) avevano trovato rifugio in questa città sovraffollata, si può tranquillamente presumere che ognuno di questi 12.000 edifici conteneva non meno di 50 persone. Ma di questi edifici non è rimasto praticamente nulla, e le persone che vi erano alloggiate vennero ridotte in cenere da un calore di 1.600 gradi Celsius.
I negazionisti dell’Olocausto Tedesco affermano spudoratamente che a Dresda morirono solo 35.000 persone. Considerato che venne distrutta una superficie di chilometri 7×4, vale a dire di 28 chilometri quadrati, la suddetta cifra “politicamente corretta” significherebbe che sarebbero morte meno di 1.5 persone ogni mille metri quadrati! Nel Febbraio del 2005, una commissione di storici “seri” ridusse ulteriormente tale cifra, affermando che a Dresda erano stati uccisi solo 24.000 tedeschi. Ma chiunque conosca il carattere del sistema politico tedesco sa che questi “storici seri” non sono nient’altro che volgari falsari della storia, pagati per impedire l’emergere della verità con menzogne sempre più sfacciate.
La cifra delle 35.000 vittime rappresenta solo la piccola parte delle vittime che poterono essere identificate con certezza. Erhard Mundra, membro del “comitato Bauzen” (un’associazione di ex prigionieri politici della Repubblica Democratica Tedesca) scrisse sul quotidiano Die Welt (in data: 12.2.1995, a p. 8) che “secondo l’ex funzionario del distretto militare di Dresda, nonché tenente colonnello in pensione del Bundeswehr, D. Matthes, 35.000 vittime furono identificate con certezza, e altre 50.000 vennero parzialmente identificate, mentre ulteriori 168.000 non poterono essere identificate”. Non c’è bisogno di dire che gli sventurati bambini, donne e anziani che vennero ridotti in cenere dalla tempesta di fuoco non poterono parimenti essere identificati.
Nel 1955, l’ex Cancelliere della Germania Ovest Konrad Adenauer dichiarò: “Il 13 Febbraio del 1945 l’attacco alla città di Dresda, che era sovraffollata di profughi, provocò circa 250.000 vittime” (Deutschland heute, edito dall’ufficio stampa e informazioni del governo federale, Wiesbaden, 1955, p. 154).
Nel 1992, la municipalità di Dresda diede la seguente risposta ad un cittadino che aveva chiesto il tasso di mortalità: “Secondo le informazioni attendibili della polizia di Dresda, fino al 20 Marzo [del 1945] vennero trovati 202.040 morti, la maggior parte dei quali donne e bambini. Solo circa il 30% di loro potè essere identificato. Se teniamo conto dei dispersi, sembra realistica una cifra tra le 250.000 e le 300.000 vitttime” (lettera di Hitzscherlich, datata 31.7.1992).
All’epoca dell’attacco, Dresda non aveva artiglieria anti-aerea e nessuna difesa militare. Non aveva nessuna industria militare. La città fungeva da rifugio per i profughi provenienti da Est. I tetti vennero segnati con una croce rossa.
Le città tedesche furono ridotte a enormi crematori
In quella notte orribile tra il 13 e il 14 Febbraio del 1945, il più grande criminale di guerra di tutti i tempi – Winston Churchill – fece sganciare su Dresda quasi 700.000 bombe incendiarie – vale a dire una bomba ogni due abitanti. Il 3 Marzo del 1995, Die Welt commentò questo fatto: “Quando le città diventarono dei crematori…Il professor Dietmar Hosser dell’istituto per i materiali da costruzione: le costruzioni massicce e i materiali anti-incendio rendono assai probabile che la temperatura a livello del suolo abbia raggiunto fino a 1.600 gradi Celsius”.
La “liberazione” mortifera che venne dai cieli
Il genocidio della nazione tedesca distrusse “l’80% di tutte le città detesche con più di 100.000 abitanti”. Le forze aeree dei criminali di guerra Alleati sganciarono “40.000 tonnellate di bombe nel 1942, 120.000 tonnellate nel 1943, 650.000 tonnellate nel 1944 e altre 500.000 tonnellate negli ultimi quattro mesi di guerra del 1945” (Die Welt, 11 Febbraio del 1995, p. G1).
Non furono i tedeschi a iniziare i bombardamenti!
Va ricordato che furono l’Inghilterra e la Francia a dichiarare guerra al Reich tedesco, il 3 Settembre del 1939, e che fu l’Inghilterra a iniziare i bombardamenti terroristici contro la popolazione civile tedesca, solo due giorni dopo la dichiarazione di guerra. I primi raid vennero effettuati il 5 Settembre del 1939 contro Wilhelmshaven e Cuxhaven; il 12 Gennaio del 1940 venne bombardata Westerland/Sylt. Due settimane dopo, il 25 Gennaio, il comando supremo della Wehrmacht proibì i raid aerei contro l’Inghilterra, inclusi i porti, ad eccezione dell’area portuale di Rosyth. Il 20 Marzo, vennero attaccate Kiel e Hörnum/Sylt, con bombe incendiarie che colpirono e distrussero un ospedale. Nell’Aprile del 1940, i bombardieri inglesi attaccarono altre città prive di importanza militare. L’11 Maggio del 1940, il giorno dopo essere stato nominato Primo Ministro e Ministro della Difesa, Winston Churchill decise di ordinare una massiccia offensiva aerea contro la popolazione civile tedesca, senza informare l’opinione pubblica del proprio paese di tale decisione. Il 18 Maggio del 1940, la Wehrmacht riferì di ulteriori attacchi inglesi verso obbiettivi non militari e ammonì l’Inghilterra delle conseguenze.
Il primo attacco della Luftwaffe contro una città inglese – Coventry, con la sua importante industria militare – non avvenne prima del 14/15 Novembre del 1940. Ciò accadde diversi mesi dopo l’inizio dei bombardamenti terroristici inglesi contro obbiettivi civili della Germania. Il raid fece circa 600 vittime.
L’esperto di guerra aerea Sönke Neitzel conclude: “E’ indiscutibile che durante i primi anni di guerra tutti gli attacchi pesanti della Luftwaffe contro lo città vennero pianificati come colpi militari e non possono essere definiti raid terroristici” (Därmstadter Echo, 25.9.2004, p. 4).
Nel Settembre del 1988, degli storici militari provenienti da cinque paesi si incontrarono in un convegno a Friburgo. L’evento era stato organizzato dall’Istituto di Ricerca Militare del Bundeswehr. Nel corso di una settimana, specialisti americani, inglesi, tedeschi, francesi e italiani discussero vari aspetti della guerra aerea della seconda guerra mondiale. Dopo il convegno, il quotidiano Frankfurter Allgemeine pubblicò un articolo dettagliato e molto interessante. Sotto il titolo “Bombardare le città”, l’autore – il professor Günther Gilessen – scrisse: “E’ un fatto straordinario che la Wehrmacht si attenne fino alla fine ai principi tradizionali della guerra limitata, mentre le due democrazie occidentali ricorsero a un tipo di guerra aerea spietato, radicale e rivoluzionario”. Un’altra interessante conclusione cui arrivarono gli storici è la seguente: “E’ incontestabile che i principi del diritto internazionale proibiscono i bombardamenti strategici totali…Gli storici hanno considerato i bombardamenti indiscriminati come un abominio, ma si sono rifiutati di attribuirne tutta la colpa al Maresciallo dell’Aria Sir Arthur Harris, o al Comando Bombardieri. Secondo loro, l’intero staff della RAF, ma ancora di più i leader politici, specialmente Churchill e Roosevelt, oltre alla maggioranza dei loro popoli, condivisero il peso della colpa”.
Churchill voleva arrostire i profughi tedeschi
Il 13 Febbraio del 1990, quarantacinque anni dopo la distruzione di Dresda, lo storico inglese David Irving parlò al “Kulturpalast” di Dresda. Nel suo discorso, Irving citò il criminale di guerra Winston Churchill: “Non voglio nessun suggerimento su come distruggere obbiettivi militarmente importanti vicino a Dresda. Voglio suggerimenti su come possiamo arrostire i 600.000 profughi che si sono rifugiati da Breslau a Dresda”. Ma per Churchill, arrostire i tedeschi non era abbastanza. Il mattino successivo ai bombardamenti, ordinò ai suoi “Tiefflieger” (aerei mitragliatori, che volavano a bassa quota) di mitragliare i sopravvissuti sulle rive dell’Elba.
La sistematica guerra di sterminio di Churchill contro il popolo tedesco includeva piani per la distruzione di ogni edificio in tutte le città tedesche. “Se bisogna farlo, speriamo di riuscire a distruggere praticamente tutti gli edifici di tutte le città tedesche”. Nel Marzo del 1945, Churchill iniziò a dubitare dell’assennatezza di bombardare le città tedesche “solo con lo scopo di aumentare il terrore”, ma il terrore continuò” (Die Welte, 11 Febbraio 2005, p. 27).
La classe dirigente tedesca accusa le vittime
Mentre il macellaio Churchill sentiva in realtà qualche timido rimorso per la sua guerra di sterminio contro la popolazione civile tedesca, la riprovevole classe dirigente tedesca postbellica lo insignì ad Aachen del Karlspreis (Premio Carlo Magno). Churchill accettò questo premio a Aachen, una delle innumerevoli città che la sua aviazione aveva devastato, bruciando perciò vivi innumerevoli esseri umani.
Da allora, la classe dirigente dello stato vassallo tedesco non è cambiata. Essa continua a elogiare gli assassini e a insultare le vittime. Alla vigilia del cinquantesimo anniversario della distruzione della propria città, il sindaco di Dresda, Ingolf Rossberg, non si peritò di riversare insulti sulle vittime dell’olocausto tedesco; praticamente giustificò l’omicidio di centinaia di migliaia di persone (di cui la maggior parte era costituita da donne, bambini, e soldati feriti negli ospedali) oltre alla distruzione di insostituibili tesori d’arte: “60 anni dopo i bombardamenti devastanti, che fecero decine di migliaia di vittime, il sindaco Ingolf Rossberg ha ammonito contro l’equivoco di Dresda quale “città innocente” (Die Welt, 12 Febbraio 2005, versione internet).
Così parlò il sindaco di una città che aveva accolto flussi di persone, di animali e di convogli come una madre premurosa. Le strade e le piazze di Dresda erano piene di profughi, i prati e i parchi erano stati trasformati in enormi campi di accoglienza. Quando arrivò l’ora fatale, vivevano a Dresda circa 1.130.000 persone. Il risultato di questi attacchi fu anche più micidiale dei bombardamenti atomici di Hiroshima e di Nagasaki.
Solo le vittime tedesche sono colpevoli, non i loro assassini!
Come gli storici americani, inglesi, tedeschi, francesi e italiani accertarono al convegno di Friburgo del 1988, non sono solo criminali di guerra come Churchill e Roosevelt a portare la responsabilità delle peggiori atrocità della storia. Anche la maggioranza della popolazione inglese e americana non era immune da colpa.
Il settimanale tedesco Der Spiegel affermò (1/1995): “Vennero uccisi circa sei milioni di tedeschi”. In realtà, la cifra reale era di circa 15 milioni. Ma nonostante il fatto che anche una rivista come Der Spiegel ammetta che sei milioni di tedeschi vennero messi a morte, la classe dirigente tedesca piange solo le vittime ebree.
Il 12 Febbraio del 1995, Ernst Cramer scrisse su Die Welt (p. 12): “Quando si commemorano le vittime, dovremmo smettere di chiederci chi è colpevole”. E cosa ebbe da dire, il politicamente super-corretto ex presidente tedesco, Roman Herzog, su chi si rese colpevole del genocidio tedesco? Parlando a Dresda il 13 Febbraio del 1995, Herzog scelse di insultare le vittime affermando: “E’ insignificante discutere se i bombardamenti, la cui disumanità nessuno contesta, erano legalmente giustificati o no. A che servono queste discussioni, considerato che sono passati cinquant’anni?” (Frankfurter Allgemeine Zeitung, 14 Febbraio 1995, p. 1).
Ma quando si arriva al tasso di mortalità mostruosamente esagerato di Auschwitz (secondo il noto giornalista Fritjof Meyer, tre milioni e mezzo di vittime di Auschwitz vennero semplicemente inventate per denigrare il popolo tedesco) i professionisti dell’ipocrisia e della menzogna non dicono mai: “E’ insignificante discutere questo…A che servono queste discussioni, considerato che sono passati così tanti anni?”. In realtà, tutti i principali politici tedeschi dicono che la Germania è colpevole per l’eternità. Persino i tedeschi non ancora nati sono colpevoli!
Due pesi e due misure
Ricapitoliamo: nemmeno i responsabili negano che le città tedesche vennero ridotte a crematori durante la seconda guerra mondiale. Il quantitativo totale delle bombe sganciate sulle città tedesche è stato confermato dagli stessi criminali, ed è quindi credibile. Che sei milioni di tedeschi siano stati uccisi, è stato confermato dallo Spiegel e dalle statistiche ufficiali, sebbene la cifra reale sia di circa 15 milioni. Eppure, ogni mentitore in circolazione ha a quanto pare il diritto di affermare che i bombardamenti terroristici degli Alleati fecero solo una manciata di vittime. Questi spudorati falsificatori della storia non hanno nulla da temere dalla giustizia tedesca.
Il più grande sterminio della storia
I “democratici”, che affermano di aver “liberato” il popolo tedesco da Hitler, non hanno portato nient’altro che terrore e distruzione. A Dresda, uccisero diverse centinaia di migliaia di persone in una sola notte d’inferno e distrussero innumerevoli tesori d’arte. Le donne che stavano partorendo i propri figli, nelle sale parto degli ospedali in fiamme, si buttarono fuori dalle finestre, ma nel giro di pochi minuti, queste madri con i loro bambini, ancora appesi al cordone ombelicale, furono anch’essi ridotti in cenere. Migliaia di persone che le bombe incendiarie avevano trasformato in torce umane si buttarono negli stagni, ma il fosforo continuava a bruciare anche nell’acqua. Anche gli animali dello Zoo, gli elefanti, i leoni e gli altri, cercavano disperatamente l’acqua, come gli umani. Ma tutti loro, il neonato, la madre, il vecchio, il soldato ferito e l’animale innocente dello Zoo e della stalla, morirono in modo orribile in nome della “liberazione”. Die Welt, 3 Marzo 1995, p. 8:
Nella tempesta di fuoco le persone vennero trasformate in cenere
Nel centro della città, in un’area densamente popolata di 15 chilometri quadrati, la tempesta di fuoco non risparmiò un solo edificio. Il fuoco venne provocato da 650.000 bombe incendiarie e continuò a infuriare per due giorni e due notti. Nel centro della città, l’asfalto bruciava. Il giorno seguente, l’uragano era ancora così forte che uno studente turco sentì la sua forza persino su un ponte sopra il fiume Elba: “Un gigantesco uragano provocato dal fuoco infuriò sull’Elba. Dovemmo strisciare sul ponte e aggrapparci alla ringhiera per evitare di essere trascinati via dal vento”. Per evitare il panico generale tra la popolazione tedesca, Goebbels menzionò un tasso di mortalità di 40.000 persone, anche se aveva ricevuto un rapporto dal vice-capo dell’ufficio della propaganda a Dresda secondo cui la cifra reale era tra le 350.000 e le 400.000 vittime. Persino dopo la guerra le considerazioni politiche impedirono una valutazione obbiettiva del numero delle vittime. Cifre troppo alte rovinavano l’idea della riconciliazione … Sarebbe molto ingenuo pensare che i propagandisti nazisti fossero interessati a esagerare il tasso della mortalità … Poiché i bombardamenti alleati avevano lo scopo dichiarato di spezzare il morale della popolazione civile, ogni esagerazione propagandistica della cifre reali avrebbe solo aumentato tale effetto.
Die Welt, 3 Marzo 1995, p. 8:
Le città tedesche furono ridotte a giganteschi crematori
Nella piazza Altmarkt di Dresda, tre metri sotto il livello del suolo, vennero portate alla luce delle cantine il cui strato originario di arenaria, era diventato traslucido, passando dal bianco-beige al rosso. In parte le pietre si erano “smerigliate” … L’archoelogo berlinese Uwe Müller ha detto: “Da quello che possiamo vedere la temperatura deve aver toccato un punto tra i 1.300 e i 1.400 gradi Celsius e l’area interessata era priva di ossigeno…In superficie la temperatura deve essere stata molto più alta, almeno di 1.600 gradi Celsius … Gli esseri umani vennero trasformati in cenere.
Winston Churchill: “Dovete capire che questa guerra non è contro Hitler o contro il nazionalsocialismo, ma contro la forza del popolo tedesco, che deve essere stroncato una volta per tutte, a prescindere che sia nelle mani di Hitler o di un gesuita”.
Emrys Hughes, Winston Churchill – His Career in War and Peace, p. 145.
Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://globalfire.tv/nj/08en/history/dresden.htm
Fonte: http://ita.vho.org/